21 novembre 2010

vorrei vorrei saperti libera per una corsa nella pioggia

Ho pensato a cose intelligenti da scrivere. 
Ammetto che me ne sono venute in mente diverse, ma per l'ennesima volta quando sono davanti a questo schermo con la consapevolezza che qualcuno le leggerà mi blocco.
E questo per una serie di motivi: ci sono molte cose che non hanno parole che le descrivano, altre sono complesse e le parole ne rovinerebbero il gusto del ricordo e della contemporaneità e altre sono così evidenti e scontate (in senso positivo) che mi si leggono in faccia. 
E chi deve leggerlo nelle mie lacrime e nei miei sorrisi lo sa.
Per cui continuo a pensare ancora un po' a quello che mi rende pensierosa, sollevata, disincantata ma anche incazzata e nervosa (troppo facile altrimenti) per altri 15 minuti prima di mettere su l'acqua per il te e rimettermi a studiare.
Questo è tutto.


Ci sono dei cerchi intorno a ognuno di noi. Solo pochi eletti possono travalicarli senza chiedere il permesso in ogni momento in cui ne hanno voglia: per i piccoli e grandi drammi della vita quotidiana, per le gioie e le soddisfazioni, le vittorie e i compromessi da raggiungere, per farsi abbracciare anche due ore nel primo freddo e sentirsi dire cose belle.
Coloro che io chiamo eletti sono davvero pochi ma sanno che a qualsiasi ora del giorno e della notte la mia casa è la loro casa, le loro inquietudini sono le mie inquietudini, i loro sogni i miei sogni.
Alcune cose non hanno nomi, non rientrano negli schemi mentali classici su cui impostiamo le nostre relazioni. 
Sono indescrivibili nel senso che non hanno descrizione, sono situazioni ibride tra più situazioni.
Io sono geometricamente piantata in un ibrido.


E resteremo comunque vivi e bellissimi (tutti) anche sotto la pioggia (non abbiamo alternative) che siamo bravi e coraggiosi (non proprio tutti ma molti).

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