18 aprile 2014

15 aprile 2011 – 15 aprile 2013
Era un viaggiatore. Dal viaggio ha tratto forza e ispirazione, del viaggio ha fatto un lavoro ma ancor di più una missione. Vittorio Arrigoni, Vik, è stato ucciso il 15 aprile del 2011, a Gaza. Il silenzio da quella striscia di terra dimenticata da Dio e dagli uomini oggi è ancora più assordante. Arrigoni era diventato attivista per i diritti umani nel 2003 entrando a far parte dell’International Solidarity Movement. Un interesse che lo aveva portato a scegliere di andare a vivere nei territori occupati e qui nella parte più abbandonata della Palestina: Gaza. E’ sua la quasi unica voce che oltrepassa il Mediterraneo per raccontare qualcosa di quello che accade quotidianamente grazie alle sue collaborazioni con PeaceReporter, InfoPal, Radio Popolare, Il Manifesto. E’ con Manifestolibri che pubblica “Restiamo umani”, la raccolta dei propri reportage da Gaza. Sostiene gli ultimi, appoggia i dimenticati, rivendica la pace (“Il boicottaggio è pacifista, non violento, la migliore risposta umanamente accettabile, all’imbarbarimento di un conflitto che rende disumano ogni gesto”), esorta a restare umani, invita a riconoscere il dolore, a interessarsene.
Il suo blog “Guerrilla Radio”, durante l’Operazione Piombo fuso, è l’unica fonte occidentale su quanto succede nella Striscia. E’ proprio su Gerrilla Radio che pubblica il manifesto GYBO (Manifesto dei Giovani di Gaza per il cambiamento) (qui la loro pagina Facebook), una rivendicazione di un gruppo di studenti della Striscia contro l’occupazione  israeliana e la politica repressiva di Hamas. Nelle ultime settimane della sua vita prende posizione a favore delle rivoluzioni del 2011 in corso in diversi Paesi arabi.
Vittorio viene ucciso nella notte tra il 14 e il 15 aprile 2011 da un gruppo terrorista dichiaratosi afferente all’area jihadista salafita. Nel settembre 2011 vengono condannati quattro aderenti della cellula salafita che credeva, prendendo in ostaggio l’attivista italiano, di poter liberare lo sceicco jihadista al Maqdisi, arrestato dalla polizia di Gaza a inizio anno.
Così lo ricorda Luca Galassi, giornalista amico e vicino ai tempi di PeaceReporter: «Vittorio era l’eroe buono che si racconta ai bambini prima di dormire. ‘… e poi arriva Vik col suo megafono, che caccia via i cattivi coi carri armati’. Ha scelto di vivere con i deboli, e di aiutarli senza chiedere nulla in cambio.»
Per chi volesse saperne di più sull’operazione Piombo Fuso segnaliamo “To shoot an elephant” documentario di Alberto Arce e Mohammad Rujailah, pubblicato in creative commons e consultabile in modo integrale sul web. Nelle riprese anche Vittorio Arrigoni.
Nel 2013 esce Restiamo Umani – The Reading Movie, il film della lettura integrale del diario giornaliero di Vittorio Arrigoni tenuto durante l’operazione Piombo Fuso. In particolare vi consigliamo di ascoltare questo, il capitolo 7, letto da Stéphane Hessel.
Restiamo umani
S.L. / IB

17 aprile 2014

Mi ha scritto A.

“Non so definire la parola felicità. Ovvero non so che sia la felicità. Credo di aver sperimentato momenti di gioia intensa, da battermi i pugni sul petto, al sole, alla pioggia o al coperto, urlando (a volte vorrei farlo e non si può) o da credere di camminare sulle nuvole o da sentire l’anima farsi leggera e volare alta fino a Dio (è capitato di rado). E’ la felicità? Così breve? Così poca?' 
Sergio Atzeni

Reduce da settimane di tutto. Succede tutto. A tutti. Su tutto. Non tengo il ritmo. 
Mi lascio trascinare inconsapevolmente da tutti, per tutto, di tutto.
 

Occupied pleasures di Tanya Habjouqa





15 aprile 2014

E quindi è oggi, il terzo anniversario.

Forte, coraggioso, generoso. Come nelle favole che si raccontano ai bambini

"Dormite, che domani si va a ballare il rock-and-roll".
Assomigliava a Corto Maltese, la prima volta che lo vidi. Aveva la pipa, un berretto blu da marinaio e la voce pacata. Da dieci giorni la pioggia di bombe sulla Striscia era terminata, e assieme ad alcuni cooperanti eravamo riusciti a entrare dall'Egitto per documentare gli effetti di Piombo Fuso, l'operazione militare israeliana che ha massacrato 1.300 palestinesi, 300 dei quali bambini. Siamo rimasti in piedi tutta la notte a chiacchierare di politica. Poi la sveglia, alle sei. "Andiamo a ballare il rock-and-roll". E siamo partiti, prima in macchina, poi su un camioncino scassato. Una decina di attivisti dell'Ism e qualche giornalista, tutti sul cassone del camioncino, con Vittorio che agitava le sue enormi braccia indicando la strada, mentre i bambini lo salutavano strillando 'Vik, habibi', fratello. Nel campo di al-Arahin, nei pressi di Khan Younis, al centro della Striscia di Gaza, i contadini erano pronti. Con l'aiuto degli attivisti potevano sperare di raccogliere almeno qualche chilo di prezzemolo da portare al mercato, senza correre il rischio di venire uccisi. La settimana prima, dal confine con Israele, un cecchino israeliano aveva colpito, ammazzandolo, un ragazzo di 19 anni: stava caricando il prezzemolo sul suo mulo. Forse si era avvicinato troppo alla rete. Quella rete che stringe Gaza come una gabbia. Ma oggi c'erano quelli dell'Ism, gli amici dell'Ism, e il raccolto sarebbe stato più abbondante. Oggi c'era Vik, col suo megafono, che gridava ai militari: "Siamo civili disarmati, non sparate". E invece, poco dopo, il rock-and-roll. Le raffiche facevano sobbalzare, e anche se nessuno si sentiva direttamente preso di mira - salvo i contadini, che per la paura si acquattavano immobili tra le piante - eravamo terrorizzati. Vittorio no, lui stava eretto col suo megafono, a gridare: "Vergogna, siete la vergogna di Israele". Era un rompiscatole, e qualcuno, non solo in Israele, lo avrebbe volentieri fatto fuori.
Vittorio era l'eroe buono che si racconta ai bambini prima di dormire. "... e poi arriva Vik col suo megafono, che caccia via i cattivi coi carri armati". Ha scelto di vivere con i deboli, e di aiutarli senza chiedere nulla in cambio. I proventi del suo libro, 'Restiamo umani', li ha devoluti all'associazione che ha creato per sostenere le vittime di Gaza. La sera che l'ho salutato vestiva una giacca elegante, lui che sembra uscito da un centro sociale. "Quanto ti è costata, Vik?". "Me l'hanno regalata". Come il piccolo portatile che usava per scrivere i resoconti da Gaza per PeaceReporter. Come tante altre cose, oggetti di utilità quotidiana che la popolazione della Striscia gli portava, a testimonianza della gratitudine verso questo ragazzo che viene da fuori, e che - chissà perché - ha scelto di rimanere lì, a lottare con loro contro l'assedio. Un assedio che, a fine 2008, ha portato la distruzione di un terremoto. Abbiamo potuto constatare di persona gli effetti dell'operazione Piombo Fuso. Sulle stesse strade che percorrevano, tra gli edifici ridotti in macerie, solo poche settimane prima correvano le ambulanze. Su una di queste c'era Vittorio. Instancabile, coraggioso, forte. Raccoglieva i corpi rimasti a terra. E non aveva paura. Poi tornava a casa, un goccio di rum di contrabbando e di nuovo a scrivere. Non dormiva mai. A volte rimaneva ostaggio dei suoi incubi, visite notturne di una realtà che viveva quotidianamente, impastata di morte e di dolore. E soffriva per quel popolo, che amava anche nelle sue contraddizioni più crudeli. Averlo visto bendato e ferito, averlo pensato umiliato, impotente, muto, e poi disteso su un materasso, senza vita, è stato qualcosa che ha schiantato il petto. Alla sua morte non si può credere. Forse perché gli eroi non muoiono. Ma se a Gaza oggi qualcuno può trattare un eroe come carne da macello, a questo qualcuno, chiunque egli sia, non si può più chiedere di restare umano. E forse, dopo la morte di Vik, neppure a noi. 

Luca Galassi

http://it.peacereporter.net/articolo/27989/Vittorio%2C+l%27eroe+buono

13 aprile 2014

Silenzio

Ci guardiamo da un luogo nascosto. Da dove quasi niente si vede. Ci si impiglia in una nostalgia. Che voglia di bussare alla tua vetrata.
(A.S.)

11 aprile 2014

Serendipity

A volte sono i libri che scelgono te

10 aprile 2014

Annarella

Un muro vuoto. Una stanza silenziosa.
C'è quiete stasera, in strada: solo il chiacchiericcio notturno di chi si da la buonanotte.
Sembra di stare in campagna (la quiete, le stelle, la distanza).
Lacrime che scorrono senza pietà (non mie, le vostre)

La sensazione, non nuova, di perdere Quello che conta.
E domani, altro giorno. Si riparte, per un 'altra strada con le mancanze, le assenze e tutte le possibilità davanti ai miei occhi.
La ricerca di senso, nonstrante tutto, continua.

6 aprile 2014

Domenica. Buongiorno

Siamo gli uni per gli altri dei pellegrini che, per strade diverse, cercano con fatica di arrivare in tempo all'appuntamento fissato.

3 aprile 2014

"Le ricorda il mare, perché puo' portarlo lontano anche solo con uno sguardo."
Un tuffo al cuore. Un altro. Prima di dormire.

Occhi che brillano.
Sorriso atipico.
Complicità immediata.

Quello che conta.

A. rimane, non parte. 
A. cerca il senso e la stabilità, una "casa" e dei punti fermi.
A. che non riesco a far arrabbiare veramente.
A. mi scrive che do pace.
Io che in questo momento sono furia e disincanto, tormento e angoscia. 
Io che non trovo il filo da cui ripartire, che non trovo il senso, che non recupero lucidità.