23 dicembre 2010

ED E' DI NUOVO PRIMAVERA


E' successo di nuovo.
Ne avevo una vaga impressione nei giorni scorsi, 
ma ancora non capivo che cos'era.
Non lo avrei mai detto, così sul finire dell'anno, 
con questo freddo,  con questo animo malinconico 
che mi trascino dietro.
E invece sono sicura che è successo di nuovo.
Ci sono tutti i sintomi.
Alla fine occhi neri ha colpito.
Nell'ultimo saluto prima delle vacanze c'era qualcosa di inequivocabile.

Si riparte.
ENJOY

16 dicembre 2010

COMMOSSA

Più di un mese fa ho fatto i colloqui a circa 80 ragazzi che avevano fatto domanda per il servizio civile in biblioteca. Ci sono capitata abbastanza per caso, non ero psicologicamente pronta, non me lo aspettavo, ma ho accettato subito. Una nuova esperienza ho pensato, due gironi in un mondo diverso da  mio.
I posti disponibili per le biblioteche erano 15. Per la prima volta nella mia vita mi sono trovata dalla parte opposta del tavolo. Con i mano le griglie di valutazione, la penna per scrivere i voti, e in testa l'idea che avrei determinato, in qualche modo, la vita di 15 ragazzi per un anno.
Davanti... loro, della mia età dai 19 ai 27 anni.
E questo mi crea ancora più imbarazzo. 
I giovanissimi con in testa sogni e speranze già deluse oppure appena usciti dal liceo che non sanno dove sbattere la testa , e poi i più grandi laureati, masterizzati, senza lavoro. 
E poi  io con un anno più di loro e poche idee chiare in testa. Il senso e il peso di questa responsabilità.
Finiti i colloqui non c'è giorno in cui non abbia pensato a loro, ai loro colloqui, a quello che mi hanno detto, al loro nervosismo o alla loro calma apparente, a quali sono le loro aspettative, i loro progetti, il loro vissuto. 
(e a questo punto mi viene da chiedermi a quante cose penso al giorno...)
I 15 sono attenti, preparati, con tanta voglia di fare, di mettersi in gioco, di far vedere che valgono
E valgono.
Basta guardagli negli occhi.

Oggi li ho rivisti. Finalmente hanno iniziato e sono arrivati da noi.
Li ho portati in giro in biblioteca per un paio d'ore parlando a macchinetta, facendo battute, ridendo con loro e rispondendo alle domande, puntualizzando gli aspetti positivi di questo posto e di questo lavoro ma anche le criticità, i problemi, i soldi che mancano, le forniture che non arrivano, le perplessità. Credo si sia instaurato da subito un bel clima del "insomma via ci siamo capiti".
Cinque di loro rimarranno a lavorare con noi. Gli altri saranno smistati nelle altre biblioteche.
Vorrei averne cura, vorrei che e avessimo cura. E sembra paternalismo me ne rendo conto ma non lo è. E' commozione.
Sono le risorse umane, le forze entusiaste quelle di cui dobbiamo avere maggior rispetto.
Perché vengono da un mondo davvero difficile e freddo, pieno di delusioni calci in culo e raccomandazioni, il mondo in cui ero fino a un anno e mezzo fa. Ora ne sono in un altro, difficile anche questo ma che da sicurezze.

Uno di loro in patrticolare mi ha colpita. Occhi neri, osservazioni acute, mi ha guardato un attimo mentre parlavo, voleva farmi una domanda ma poi ha abbassato lo sguardo ed è diventato tutto rosso. Anni? 27. E mi viene da ridere.
Sono commossa, questi ragazzi mi commuovono. 
Gli voglio bene anche se mi ricordo metà dei loro nomi.
Dopo gli scorsi giorni in cui mi sentivo solo vuota e abbattuta, piena di rabbia e rancore... oggi sono felice che siano qui.



Lettera ai ragazzi del movimento 

di ROBERTO SAVIANO


Ogni gesto violento è stato un voto di fiducia in più dato al governo Berlusconi. I caschi, le mazze, i veicoli bruciati, le sciarpe a coprire i visi: tutto questo non appartiene a chi sta cercando in ogni modo di mostrare un'altra Italia.

I passamontagna, i sampietrini, le vetrine che vanno in frantumi, sono le solite, vecchie reazioni insopportabili che nulla hanno a che fare con la molteplicità dei movimenti che sfilavano a Roma e in tutta Italia martedì. Poliziotti che si accaniscono in manipolo, sfogando su chi è inciampato rabbia, frustrazione e paura: è una scena che non deve più accadere. Poliziotti isolati sbattuti a terra e pestati da manipoli di violenti: è una scena che non deve più accadere. Se tutto si riduce alla solita guerra in strada, questo governo ha vinto ancora una volta. Ridurre tutto a scontro vuol dire permettere che la complessità di quelle manifestazioni e così le idee, le scelte, i progetti che ci sono dietro vengano raccontate ancora una volta con manganelli, fiamme, pietre e lacrimogeni. Bisognerà organizzarsi, e non permettere mai più che poche centinaia di idioti egemonizzino un corteo di migliaia e migliaia di persone. Pregiudicandolo, rovinandolo.

Scrivo questa lettera ai ragazzi, molti sono miei coetanei, che stanno occupando le università, che stanno manifestando nelle strade d'Italia. Alle persone che hanno in questi giorni fatto cortei pieni di vita, pacifici, democratici, pieni di vita. Mi si dirà: e la rabbia dove la metti? La rabbia di tutti i giorni dei precari, la rabbia di chi non arriva a fine mese e aspetta da vent'anni che qualcosa nella propria vita cambi, la rabbia di chi non vede un futuro. Beh quella rabbia, quella vera, è una caldaia piena che ti fa andare avanti, che ti tiene desto, che non ti fa fare stupidaggini ma ti spinge a fare cose serie, scelte importanti. Quei cinquanta o cento imbecilli che si sono tirati indietro altrettanti ingenui sfogando su un camioncino o con una sassaiola la loro rabbia, disperdono questa carica. La riducono a un calcio, al gioco per alcuni divertente di poter distruggere la città coperti da una sciarpa che li rende irriconoscibili e piagnucolando quando vengono fermati, implorando di chiamare a casa la madre e chiedendo subito scusa.

Così inizia la nuova strategia della tensione, che è sempre la stessa: com'è possibile non riconoscerla? Com'è possibile non riconoscerne le premesse, sempre uguali? Quegli incappucciati sono i primi nemici da isolare. Il "blocco nero" o come diavolo vengono chiamati questi ultrà del caos è il pompiere del movimento. Calzano il passamontagna, si sentono tanto il Subcomandante Marcos, terrorizzano gli altri studenti, che in piazza Venezia urlavano di smetterla, di fermarsi, e trasformano in uno scontro tra manganelli quello che invece è uno scontro tra idee, forze sociali, progetti le cui scintille non devono incendiare macchine ma coscienze, molto più pericolose di una torre di fumo che un estintore spegne in qualche secondo.

Questo governo in difficoltà cercherà con ogni mezzo di delegittimare chi scende in strada, cercherà di terrorizzare gli adolescenti e le loro famiglie col messaggio chiaro: mandateli in piazza e vi torneranno pesti di sangue e violenti. Ma agli imbecilli col casco e le mazze tutto questo non importa. Finito il videogame a casa, continuano a giocarci per strada. Ma non è affatto difficile bruciare una camionetta che poliziotti, carabinieri e finanzieri lasciano come esca su cui far sfogare chi si mostra duro e violento in strada, e delatore debole in caserma dove dopo dieci minuti svela i nomi di tutti i suoi compari. Gli infiltrati ci sono sempre, da quando il primo operaio ha deciso di sfilare. E da sempre possono avere gioco solo se hanno seguito. E' su questo che vorrei dare l'allarme. Non deve mai più accadere.

Adesso parte la caccia alle streghe; ci sarà la volontà di mostrare che chi sfila è violento. Ci sarà la precisa strategia di evitare che ci si possa riunire ed esprimere liberamente delle opinioni. E tutto sarà peggiore per un po', per poi tornare a com'era, a come è sempre stato. L'idea di un'Italia diversa, invece, ci appartiene e ci unisce. C'era allegria nei ragazzi che avevano avuto l'idea dei Book Block, i libri come difesa, che vogliono dire crescita, presa di coscienza. Vogliono dire che le parole sono lì a difenderci, che tutto parte dai libri, dalla scuola, dall'istruzione. I ragazzi delle università, le nuove generazioni di precari, nulla hanno a che vedere con i codardi incappucciati che credono che sfasciare un bancomat sia affrontare il capitalismo. Anche dalle istituzioni di polizia in piazza bisogna pretendere che non accadano mai più tragedie come a Genova. Ogni spezzone di corteo caricato senza motivazione genera simpatia verso chi con casco e mazze è lì per sfondare vetrine. Bisogna fare in modo che in piazza ci siamo uomini fidati che abbiano autorità sui gruppetti di poliziotti, che spesso in queste situazioni fanno le loro battaglie personali, sfogano frustrazioni e rabbia repressa. Cercare in tutti i modi di non innescare il gioco terribile e per troppi divertente della guerriglia urbana, delle due fazioni contrapposte, del ne resterà in piedi uno solo.

Noi, e mi ci metto anche io fosse solo per età e per  -  Dio solo sa la voglia di poter tornare a manifestare un giorno contro tutto quello che sta accadendo  -  abbiamo i nostri corpi, le nostre parole, i colori, le bandiere. Nuove: non i vecchi slogan, non i soliti camion con i vecchi militanti che urlano vecchi slogan, vecchie canzoni, vecchie direttive che ancora chiamano "parole d'ordine". Questa era la storia sconfitta degli autonomi, una storia passata per fortuna. Non bisogna più cadere in trappola. Bisognerà organizzarsi, allontanare i violenti. Bisognerebbe smettere di indossare caschi. La testa serve per pensare, non per fare l'ariete. I book block mi sembrano una risposta meravigliosa a chi in tuta nera si dice anarchico senza sapere cos'è l'anarchismo neanche lontanamente. Non copritevi, lasciatelo fare agli altri: sfilate con la luce in faccia e la schiena dritta. Si nasconde chi ha vergogna di quello che sta facendo, chi non è in grado di vedere il proprio futuro e non difende il proprio diritto allo studio, alla ricerca, al lavoro. Ma chi manifesta non si vergogna e non si nasconde, anzi fa l'esatto contrario. E se le camionette bloccano la strada prima del Parlamento? Ci si ferma lì, perché le parole stanno arrivando in tutto il mondo, perché si manifesta per mostrare al Paese, a chi magari è a casa, ai balconi, dietro le persiane che ci sono diritti da difendere, che c'è chi li difende anche per loro, che c'è chi garantisce che tutto si svolgerà in maniera civile, pacifica e democratica perché è questa l'Italia che si vuole costruire, perché è per questo che si sta manifestando. Non certo lanciare un uovo sulla porta del Parlamento muta le cose.
Tutto questo è molto più che bruciare una camionetta. Accende luci, luci su tutte le ombre di questo paese. Questa è l'unica battaglia che non possiamo perdere.
©2010 /Agenzia Santachiara

14 dicembre 2010

Il D-day della scuola, l'assedio al Palazzo

Proteste in corso da Milano a Palermo

Guerriglia nel centro di Roma

E' rissa in Aula  

Savona, studenti occupano la fortezza del Priamar

Cariche e scontri in corso a Roma
assalto ai blindati della Gdf

 A Milano irruzione alla Borsa
Modena, scontri vicino la stazione ferroviaria tra studenti e polizia

Torino, studenti lasciano uffici Miur 

Gasparri fa il gesto dell’ombrello a Fini che in quel momento 
appare sullo schermo tv. Poi mostra pure il dito medio.
occupato l'aeroporto di Palermo

 Assediato il centro della capitale

Fiamme anche nel quartiere Prati

14:41 Passa corteo, bimbi scuola elementare gridano: "Abbasso la Gelmini"

La galassia degli atenei ribelli

Alla cena con i deputati nuova battuta di Berlusconi sui gay: «Non direi no neanche a un uomo»
Petardi, bombe carta e lacrimogeni davanti al Senato
Cosenza, bloccata l'autostrada A3

è l'ora dei transfughi

Occupazioni a Napoli, Torino, Cagliari

Miss Cepu sceglie il Cavaliere. «Ha avuto pressioni»

Bologna, studenti bloccano traffico sotto le Due Torri
Messina, corteo degli studenti in centro

9 dicembre 2010


Io ho ancora una valigia a Berlino. 
Ich hab noch einen Koffer in Berlin.
Marlene Dietrich

5 dicembre 2010


d'Amor mi concessi sembianza 

ed Amor fui

L'omino del settecento

3 dicembre 2010

... E se tutto ad un tratto chiudendo gli occhi... mi trovassi su una finissima spiaggia di sabbia bianca, oppure a guardare il tramonto de La Coruna, a girare senza sosta nel Mitte, a passeggiare noncurante di tutto sul Lungotevere? Nelle lande desolate della Scozia come tra i bassifondi di Dublino, negli antri del Castello di Praga o in Sanit James Park pronta a entrare nell'ennesimo pub? Come sarebbe trovarsi come d'incanto tra le dune incontaminate della Sardegna, oppure tra i pescherecci della Normandia, a far capolino tra le statue del Louvre e gli scaffali della biblioteca statale di Berlino? Tra i fricchettoni di Christiania come tra i turisti sbronzi sulle Ramblas, nel mezzo della Foresta Nera a mangiare pane di segale così come a Copenaghen ad assaggiare le specilità vichinghe, tra i dolmen delle Isole Orcadi, nel porto di Amburgo, tra i laghi svizzeri. Come sarebbe correre tra i portici di Bologna,
perdersi nei vicoli di Madrid come quella mattina di sole, sentire il vento di Land's end o di capo Finsterre (meraviglioso Finisterre) dove la terra finisce e inizia l'oceano che porta in America... nella cattedrale di Burgos come nelle chiese abbandonate della Cornovaglia, nel silenzio di Inverness e del Lochness e nel caos meraviglioso di Marrakech...


E tutto questo è solo quello che ho già visto. Quanto mondo ancora... mi manca?


Io... vado via.



1 dicembre 2010

Leggo e riporto fedelmente..."ti amo anche se non so chi sei..."

Tanto New York è lì dico, non si muove mica, ha solo il tempo di diventare più grande.
Mi piace  l'idea che Times Square, l'Empire State Building, le papere di Central Park, Il MoMA, il CBGB's (o quel che ne rimane), Chinatown, Soho... siano lì ad aspettarmi.
Ma per fare le cose grandi (e questo viaggio lo sarà) ci vogliono persone grandi. 
Non si va a New York con il primo/la prima che capita.

Tanto Berlino è ancora lì dico. Sta ferma, anche lei non si muove. 
Mi piace l'idea di portarci qualcuno a Berlino. Di fargli vedere la maestosità di Karl Marx Allee, la luce dell' Unter den Linden, la quiete del Tiergarten, la fierezza dell'Angelo, il futuro di Potsdamer Platz, il romanticismo della biblioteca Statale, le lucine colorate dei locali aperti sui marciapiedi, la curiosità delle statue che si muovono se ci metti le monetine nel Mitte, i colori di Kteutzberg.

Ma per fare cose grandi ci vogliono persone grandi.




"ti amo anche se non so chi sei..."
Leggo e riporto fedelmente. 

... in ogni caso nessun rimorso...