14 ottobre 2011

Non è forse amando che ho imparato ad amare, non è stato vivendo che ho imparato a vivere?

... Ma solo per tornare dopo mezzanotte ad aprire tutte le finestre del vicinato e a svegliare tutta l'erta e le strade adiacenti, con la più maliosa serenata che mai si fosse udita, tanto maliosa e appassionata che poche se ne son fatte così fino ad oggi, in questa o in altre città. 
Chi ebbe la sorte di ascoltarla ne conserva intatto il ricordo nelle orecchi e nel cuore. 

Notte alta, cielo ridente
è la quiete quasi un sogno
la luna cade sulla foresta
come una pioggia d'argento
tu sola dormi e non ascolti
il tuo cantor...
Luna manda la luce argentata
a risvegliare la mia innamorata.
Voglio appagare i miei desideri
soffocarti coi miei baci...

Dove l'aveva trovata Flor quella rosa d'un rosso così scuro da sembrare quasi nera?
Vadinho la raccolse al volo; notte romantica da innamorati, in cielo una luna gialla, nell'aria un odor di rosmarino; tutta l'erta a cantare in coro, per Flor, prigioniera nella sua stanza:

Canto a colei che amo tanto
non mi ascolta, sta dormendo
Lassù la luna schiva sta in cielo pensierosa con le stelle serene...
Iaià, su, lasciami, salire per quest'erta

La strada intera cantava per la serenata a Flor; affacciata alla sua finestra, in una camicia tutta gale e trine, coperta di luna. Là sotto Vadinho, galante cavaliere, con in mano la rosa d'un rosso così scuro da sembrar nera, rosa del suo amore.

Dona Flor e i suoi due mariti, Jorge Amado

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