8 luglio 2011

Dall’archivio digitale di Alex D. una ventina di anni dopo


E’ che quando scopri per la prima volta che cos’è l’amore, com’è guardare una ragazza e vederci dentro un universo intero, forse ancora di tutto il resto non hai capito niente
niente di tutto quello che ti tormenterà davvero dopo, quando di quei pomeriggi con le maniche di camicia arrotolate a passeggio con lei, le birre mezze tiepide negli scantinati con i soliti due o tre, le fughe da scuola, non ti rimangono che un paio di foto scolorite (non c’era ancora il digitale) e qualche biglietto dei concerti infilato tra le pagine di un libro
ma dovendo tirar le somme, sissignore, dovendo proprio, allora potrei proprio dire che sì, quei momenti se chiudo gli occhi li sento ancora, e in un certo senso nei miei ricordi ci sono ancora solo io con lei, e forse la mia Identità non è mai stata più vera di così
tanto che mi chiedo se oggi sarei quello che sono senza quei giorni, e mi rispondo  che no, probabilmente no, sarei molto simile ma non proprio questa persona in fondo in fondo sempre pronta a sognare e a credere in qualcosa
Aidi forse non l’ho più vista, forse sì, forse siamo stati davvero insieme, forse l’ho sposata ed è di là a mettere a letto i bambini mentre registro questo file (niente a che fare con la poesia di quando registravo su nastro) ma tanto non cambierebbe niente a voi saperlo
La storia mia e di Aidi che rimarrà per sempre è quella incastonata tra i giorni di scuola, tra gli sfottò dei miei amici che non capivano e volevano dettagli erotici che non c’erano e le interminabili ore a parlare di noi  proprio a quell’età
e poi della vita e della morte e delle Scelte e di musica e di impegno sociale e di immaginario e di viaggi
Ecco credo che quell’Aidi e quell’Alex D. non ci siano più eppure vivano per sempre, e che non abbiamo vissuto una storia d’amore ma più un momento che un sentimento, un attimo che resterà sempre lì sospeso a ricordarci cosa siamo stati e come siamo diventati.

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