29 settembre 2011

Tempi: del presente sospeso
Luoghi: casa

La mia camera è grande e spaziosa, soffitti alti,travi in legno,intonaco colorato che ricorda uno stacco d'affresco. Il letto è sfatto e gomitoli di vestiti si nascondono sotto la coperta leggera. Nell'angolo la poltrona rossa è sommersa da borse di cuoio, sciarpe colorate, vestiti di ieri, le prime maglie di cotone a coprire le spalle.
La libreria barcolla sotto il peso di libri, sulla cassapanca gli ultimi numeri dei mensili da treno, appunti, fotografie, scansioni, fogli, documenti raccolti pazientemente per la tesi e disposti in un ordine tutto mio, flyer, locandine, poster.
Sono sommersa da maree di carta.
Le scarpe dell'estate allineate sotto la finestra vicino ai miei piedi, le ante dell'armadio semiaperte, la sedia rossa, il tavolo coperto di matite, i Radiohead che avvolgono l'aria.
La finestra della mia camera da letto si affaccia sul vicolo che si conclude in gloria nella meravigliosa vista di Piazza Duomo. La piazza che tanto è piaciuta a Eddie Vedder, a Lou Reed, a Bob Dylan. Sono affacciata al davanzale della finestra con il viso appoggiato sulle braccia incrociate,sento solo i rumori dei vicoli, delle serrande che si abbassano. Salgono e rimbombano le voci dei passanti, strilla di bimbi, urla di genitori, schiamazzi di ragazzini, i primi discorsi da aperitivo dei locali del centro, stonature di cantanti di strada, saluti gridati di anziani, i suoni di F., Thom in sottofondo.
E' la fine del giorno.
La luce morente giallo sole invade la stanza per arrivare fino alla porta, come taglio perfetto sulle mattonelle del pavimento.
Il set cielo è impostato su modalità tramonto con tanto di stormi di rondini,tetti rosso arancio del centro storico sotto un cielo d' azzurro, abbaini aperti, panni stesi alle finestre, caotici terrazzini, volare di piccioni.
Non manca niente nel mio ordine delle cose.
Questa è la settimana delle dai giorni di 48 ore in cui non hai nemmeno il tempo di capire che cosa stai facendo e perchè.
Ma non è importante il perchè adesso.
L'importante è farlo.
Questa è la settimana delle partenze che ti lasciano il magone e il buco alla bocca dello stomaco, è la settimana della lettera di C. lasciata attaccata alla porta e quanto mi mancherà non può saperlo nemmeno lei, è la settimana dello sguardo sereno di E. che torna dove è la sua casa perchè è giusto così. E poi C. che non tornerà e invece avrei avuto voglia di guardarla e stringerla e riderci insieme.
Ma sono partenze consapevoli, dettate da una profonda volontà e, sovrastando il mio egoismo, non posso che esserne felice.
Ma è anche la settimana dei ritorni e ne sento l'importanza e le ricadute sulla mia pelle, tra gli abbracci forti.
Gioco con due fermagli a forma di farfalla.
E sorrido all'idea di uno spazzolino da denti in più nel mio bagno.
E non è importante sapere perchè c'è.
L'importante è sapere che c'è.
Esco. Un ritorno mi attende.E chissà cos'altro.

Conclusioni: sensazione finale di benessere diffuso.

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