19 settembre 2011

Vi rendo cio' che mi avete dato negli anni.

Tempi: mesi fa.
Luoghi: dello spazio collettivo.


Stasera esco senza particolare voglia di farlo.
E' molto tardi, ho avuto altro da fare, probabilmente pioverà.
Mi sento completamente distaccata dal contesto, un mare di barbie girl e uomini scimmia intorno a me, gente che mi parla e che non ho nessuna voglia di ascoltare, inutilità delle public relation del fine settimana.
Chi mi conosce capisce al volo e mi lascia stare, chi mi conosce meno mi guarda inarcando il sopracciglio.
Scuoto la testa con un mezzo sorriso di circostanza “Tutto bene, solo solo un po' stanca”.
Cosa vera tra l'altro.
Dovevo rimanere a casa a leggere, anzi a ingoiare con foga, il libro che mi inchioda alle sue pagine da giorni.
Mi allontano dalla folla delle piazza solo dieci minuti, devo fare una cosa importante.
“Torno subito, ci rivediamo qui”
Una telefonata importante.
[Quello che conta]
[Da anni per anni]
Cammino con il telefono in una mano e il mojito nell'altra.
Nel vicolo non c'è quasi nessuno. 
I lampioncini proiettano la mia ombra lunga sul pavimento lastricato.
Sento, nel silenzio che si fa strada mentre mi allontano dalla piazza, digrignare i denti da dietro l'angolo, sembra quasi un ruggito, un tumulto di rabbia.
In un misto di premura e paura mi avvicino e me lo trovo davanti.
Lui, uno dei sorrisi più belli che il mondo ci abbia regalato, ora sta prendendo a pugni un muro, ci si sfrange le nocche delle mani.
E' rabbia.. pura rabbia, e quel rumore, quel verso animalesco.
Rimango impietrita a guardarlo. 
E' fuori da se stesso: gli occhi di vetro, il sangue ovunque.
Prende a pugni un muro in pietra, di una rabbia feroce,con rabbia feroce,
Corro da lui, gli prendo le braccia, le blocco, trovando in me una forza inaudita, gli stringo le braccia ai fianchi, gli metto le mani dietro la schiena, cerca di divincolarsi, oppone un minimo di resistenza. 
Ma poi non riesce. 
Gli tengo le mani, le nocche spezzate. 
Appoggio il mio viso sulle sue spalle e lo tengo fermo. 
Rigido.
Ansima, rantola, è in un mondo lontanissimo da lì, da me, da se stesso.
Dopo poco si gira, mi guarda, occhi di panico, rabbia feroce, disperazione, abbandono.
Scuote la testa e va via correndo. 
Si gira qualche volta prima di sparire, lasciandomi lì muta, in lacrime, con un mojito in mano e il telefono nell'altra.
Mi avvolgo nella mia maglia rosa, si è alzato anche un leggero vento.
Tra poco pioverà, è il tempo di rientrare a casa.

Ho chili di karma disponibili accumulati negli anni.
Chi ne ha bisogno può farne richiesta su apposito modulo.

Vi rendo cio' che mi avete dato negli anni.

2 commenti:

  1. Leggo queste righe così intense e penso che è bello aver incontrato questo universo che è il tuo blog.

    La tenda nel deserto

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  2. Grazie... soprattutto per la parola "universo".
    Un abbraccio.

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