13 marzo 2014

Giorno 5 (del viaggio, della percezione)

Notte strana questa notte. Passata in bianco con la valigia in fondo al letto.
Qualche libro, uno spazzolino da denti, una camicia che sa di bucato.

Solo due giorni.
Utili per staccare, per dedicarmi alle cose che mi fanno stare bene, per farmi coccolare da E.

Dopo anni torno a Milano.
Milano, il tempio, inviolabile di G.
La città che mi era negata: "se vieni qui è finita. Tutto poi saprà di te. Vedrò il tuo volto ovunque, nelle strade, specchiato nel vetrine dei negozi. Il tuo fantasma sarebbe anche qui."

Sono passati tanti anni.
Ora le cose sono molto diverse.
Abbiamo trovato un equilibrio sereno, con picchi e ricadute a volte, ma affrontati con freddezza.
Siamo stati bravi, siamo stati onesti, siamo stati chiari.
Non vedo l'ora di abbracciarlo G.
Qui, nel suo tempio ora aperto anche alla mia presenza.

Ma oggi è anche altro. Stamattina mentre la pianura verde e soleggiata scorreva sotto i miei occhi i pensieri si accavallavano uno sull'altro. Veloci, random, quasi isterici.

E stamattina ho capito.

Ho sempre pensato che fosse giusto non avere rimpianti.
E questo me lo ha insegnato G.
Anzi, l'ho imparato io con G.

Ho pensato anche questa volta che non devo lasciare strade intentate, che le devo provare tutte prima di staccare la spina.

Ho avuto ragione.

Solo che ho il presentimento, sempre più vivido, di aver sbagliato l'oggetto del tentativo.

A dopo
Milano, 13 marzo ore 10.30.
Sole, respiro.
Applausi.

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