22 settembre 2010
20 settembre 2010
Quanto ti manca l'amore (Il teatro degli orrori) - Perdoniamoci lo sfogo ma sono settimane intense e mi sento un po' Buddha e un po' Charles Manson
Due persone stanno insieme e a un certo punto non ci stanno più. Si lasciano.
Serie di motivi, litigate o meno, discussioni o meno.
Semplice no?
E si dice in giro che l'amore a un certo punto finisca.
"Non si amavano più".
Si dice.
Semplice no?
Ma l'amore, finisce davvero?
[e se così fosse ci si può lasciare anche continuandosi ad amare?
Ci sono motivazioni più importanti dell'amore? ]
E se finisce davvero cosa rimane?
L'affetto? La stima? (ODIO la stima, ecco io la ODIO. "Non ti amo ma ti stimo". CAZZO).
Ecco secondo me l'amore non finisce, si trasforma.
Cambia aspetto, cambia consistenza, cambia espressioni e manifestazioni ma non passa.
Io ho amato nella mia vita, qualche volta, non molte, un paio direi.
[ho quasi 28 anni è c'è chi non ha mai amato e non è mai stato amato quindi sono fortunata.]
Quell'amore lì a me non è passato. E' diventato altro da sé, fuori da sé in un certo senso.
E' diventato tenerezza e incanto, protezione e complicità, vicinanza e sospiro.
Ma sempre amore è.
Messa così non è semplice da elaborare, ma sono mesi che ci penso, forse di più, e alla fine sono arrivata a questa conclusione.
L'amore non passa ma si evolve.
Ma soprattutto... alla fine... l'amore una volta evoluto, mutato, può tornare quello di prima?
Quello che comunemente è inteso AMORE?
Quello che ti fa dire "Sì ti amo - anche io?"
Sì.
Ecco.
Questo è il problema.
Perchè passa il rancore, passa la delusione, passa l'incomunicabilità.
Ma l'amore non passa.
PS: rileggendo il tutto mi rendo conto che è confuso e no sense. E' banale, scontato e tardoadolescenziale.
Ma ci sono cose che non so dire a parole.
Dovessi parlarne di fronte a qualcuno probabilmente balbetterei.
Potrei fare degli esempi ma sarebbe ancora peggio.
Quindi è così, e non è in altro modo.
PPS: con il PS di prima ho peggiorato la cosa quindi forse devo solo schiacciare il tasto arancione qui in basso e pubblicare il post.
Cosa che sto per fare.
Serie di motivi, litigate o meno, discussioni o meno.
Semplice no?
E si dice in giro che l'amore a un certo punto finisca.
"Non si amavano più".
Si dice.
Semplice no?
Ma l'amore, finisce davvero?
[e se così fosse ci si può lasciare anche continuandosi ad amare?
Ci sono motivazioni più importanti dell'amore? ]
E se finisce davvero cosa rimane?
L'affetto? La stima? (ODIO la stima, ecco io la ODIO. "Non ti amo ma ti stimo". CAZZO).
Ecco secondo me l'amore non finisce, si trasforma.
Cambia aspetto, cambia consistenza, cambia espressioni e manifestazioni ma non passa.
Io ho amato nella mia vita, qualche volta, non molte, un paio direi.
[ho quasi 28 anni è c'è chi non ha mai amato e non è mai stato amato quindi sono fortunata.]
Quell'amore lì a me non è passato. E' diventato altro da sé, fuori da sé in un certo senso.
E' diventato tenerezza e incanto, protezione e complicità, vicinanza e sospiro.
Ma sempre amore è.
Messa così non è semplice da elaborare, ma sono mesi che ci penso, forse di più, e alla fine sono arrivata a questa conclusione.
L'amore non passa ma si evolve.
Ma soprattutto... alla fine... l'amore una volta evoluto, mutato, può tornare quello di prima?
Quello che comunemente è inteso AMORE?
Quello che ti fa dire "Sì ti amo - anche io?"
Sì.
Ecco.
Questo è il problema.
Perchè passa il rancore, passa la delusione, passa l'incomunicabilità.
Ma l'amore non passa.
PS: rileggendo il tutto mi rendo conto che è confuso e no sense. E' banale, scontato e tardoadolescenziale.
Ma ci sono cose che non so dire a parole.
Dovessi parlarne di fronte a qualcuno probabilmente balbetterei.
Potrei fare degli esempi ma sarebbe ancora peggio.
Quindi è così, e non è in altro modo.
PPS: con il PS di prima ho peggiorato la cosa quindi forse devo solo schiacciare il tasto arancione qui in basso e pubblicare il post.
Cosa che sto per fare.
14 settembre 2010
settimana no. Parte due.
L'abbandono più grande, e non è un uomo, e non è un'amica.
E finalmente piango un po'. E piango non di rabbia e non di stanchezza.
Piango perchè mi manchi.
E in queste settimane surreali non l'ho detto quasi a nessuno, solo alla Grande famiglia.
Ma vorrei urlarlo perchè sarò forte, sarò una roccia ma io da sola non ce la faccio.
E che lo sappia il web, violo la mia privacy, che lo sappiano tutti quanti.
Io che il dolore non lo sbandiero mai, non lo innalzo ad alibi.
Ma questa volta vorrei davvero urlarlo al mondo intero.
Perchè questa volta è diverso.
Ti cerco sempre, e dove non arrivano i gesti concreti arrivano i miei pensieri.
Ti cerco nei miei ricordi e nelle mie ragioni, nei miei rimpianti e nelle mie colpe.
Ti cerco ovunque in fondo a me stessa.
Perchè almeno per metà sono tua.
E finalmente piango un po'. E piango non di rabbia e non di stanchezza.
Piango perchè mi manchi.
E in queste settimane surreali non l'ho detto quasi a nessuno, solo alla Grande famiglia.
Ma vorrei urlarlo perchè sarò forte, sarò una roccia ma io da sola non ce la faccio.
E che lo sappia il web, violo la mia privacy, che lo sappiano tutti quanti.
Io che il dolore non lo sbandiero mai, non lo innalzo ad alibi.
Ma questa volta vorrei davvero urlarlo al mondo intero.
Perchè questa volta è diverso.
Ti cerco sempre, e dove non arrivano i gesti concreti arrivano i miei pensieri.
Ti cerco nei miei ricordi e nelle mie ragioni, nei miei rimpianti e nelle mie colpe.
Ti cerco ovunque in fondo a me stessa.
Perchè almeno per metà sono tua.
settimana no. Parte uno
Odio i codardi, li rifuggo. Mi schifano.
E quando alla codardia si somma l'ipocrisia credo non ci sia speranza.
E' il "come se niente fosse" che mi urta profondamente.
Il "che problema c'è"... ecco lì io mi incazzo.
Ore 8,43 e mi girano le palle come a un mulino a vento nella Mancha.
9 settembre 2010
Non voglio essere un numero primo. Non vorrò esserlo mai.
Tra i numeri primi ce ne sono alcuni ancora più speciali. I matematici li chiamano primi gemelli: sono coppie di numeri primi che se ne stanno vicini, anzi quasi vicini, perché fra di loro vi è sempre un numero pari che gli impedisce di toccarsi per davvero. Numeri come l'11 e il 13, come il 17 e il 19, il 41 e il 43. Se si ha la pazienza di andare avanti a contare, si scopre che queste coppie via via si diradano. Ci si imbatte in numeri primi sempre più isolati, smarriti in quello spazio silenzioso e cadenzato fatto solo di cifre e si avverte il presentimento angosciante che le coppie incontrate fino a lì fossero un fatto accidentale, che il vero destino sia quello di rimanere soli. Poi, proprio quando ci si sta per arrendere, quando non si ha più voglia di contare, ecco che ci si imbatte in altri due gemelli, avvinghiati stretti l'uno all'altro. Tra i matematici è convinzione comune che per quanto si possa andare avanti, ve ne saranno sempre altri due, anche se nessuno può dire dove, finché non li si scopre.
Da La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano
6 settembre 2010
3 settembre 2010
memo
1 Allontanare gli indecisi, gli incasinati e gli stronzi.
Ora no un ce la fo. Cazzi vostri.
2 Pensare che peggio di così non può andare
e quindi si può solo andare verso l'alto.
e quindi si può solo andare verso l'alto.
(e ditemi che la terra non trema di nuovo)
3 Ricordarsi che la grande famiglia c'è sempre e comunque.
4 Sei una roccia. E resisterai.
Quando sto per cadere decine di braccia mi sorreggono.
Come un cuscino di ovatta.
Un po' di sana ironia, un po' di sana razionalità,
un po' di sana preoccupazione, un po' di sana lucidità.
Non temere di chiedere.
Sono tutti lì.
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