Forte, coraggioso, generoso. Come nelle favole che si raccontano ai bambini
"Dormite, che domani si va a ballare il rock-and-roll".
Assomigliava
a Corto Maltese, la prima volta che lo vidi. Aveva la pipa, un
berretto blu da marinaio e la voce pacata. Da dieci giorni la pioggia
di bombe sulla Striscia era terminata, e assieme ad alcuni cooperanti
eravamo riusciti a entrare dall'Egitto per documentare gli effetti di
Piombo Fuso, l'operazione militare israeliana che ha massacrato 1.300
palestinesi, 300 dei quali bambini. Siamo rimasti in
piedi tutta la notte a chiacchierare di politica. Poi la sveglia, alle
sei. "Andiamo a ballare il rock-and-roll". E siamo partiti, prima in
macchina, poi su un camioncino scassato. Una decina di attivisti
dell'Ism e qualche giornalista, tutti sul cassone del camioncino, con
Vittorio che agitava le sue enormi braccia indicando la strada, mentre i
bambini lo salutavano strillando 'Vik, habibi', fratello. Nel campo di
al-Arahin, nei pressi di Khan Younis, al centro della Striscia di
Gaza, i contadini erano pronti. Con l'aiuto degli attivisti potevano
sperare di raccogliere almeno qualche chilo di prezzemolo da portare al
mercato, senza correre il rischio di venire uccisi. La settimana
prima, dal confine con Israele, un cecchino israeliano aveva colpito,
ammazzandolo, un ragazzo di 19 anni: stava caricando il prezzemolo sul suo mulo.
Forse si era avvicinato troppo alla rete. Quella rete che stringe Gaza
come una gabbia. Ma oggi c'erano quelli dell'Ism, gli amici dell'Ism, e
il raccolto sarebbe stato più abbondante. Oggi c'era Vik, col suo
megafono, che gridava ai militari: "Siamo civili disarmati, non
sparate". E invece, poco dopo, il rock-and-roll. Le raffiche facevano sobbalzare,
e anche se nessuno si sentiva direttamente preso di mira - salvo i
contadini, che per la paura si acquattavano immobili tra le piante -
eravamo terrorizzati. Vittorio no, lui stava eretto col suo megafono, a
gridare: "Vergogna, siete la vergogna di Israele". Era un rompiscatole, e qualcuno, non solo in Israele, lo avrebbe volentieri fatto fuori.
Vittorio era l'eroe buono
che si racconta ai bambini prima di dormire. "... e poi arriva Vik col
suo megafono, che caccia via i cattivi coi carri armati". Ha scelto di
vivere con i deboli, e di aiutarli senza chiedere nulla in cambio. I
proventi del suo libro, 'Restiamo umani', li ha devoluti
all'associazione che ha creato per sostenere le vittime di Gaza. La
sera che l'ho salutato vestiva una giacca elegante, lui che sembra
uscito da un centro sociale. "Quanto ti è costata, Vik?". "Me l'hanno
regalata". Come il piccolo portatile che usava per scrivere i resoconti
da Gaza per PeaceReporter. Come tante altre cose, oggetti di utilità
quotidiana che la popolazione della Striscia gli portava, a
testimonianza della gratitudine verso questo ragazzo che viene da
fuori, e che - chissà perché - ha scelto di rimanere lì, a lottare con
loro contro l'assedio. Un assedio che, a fine 2008, ha portato la
distruzione di un terremoto. Abbiamo potuto constatare di persona gli
effetti dell'operazione Piombo Fuso. Sulle stesse strade che
percorrevano, tra gli edifici ridotti in macerie, solo poche settimane
prima correvano le ambulanze. Su una di queste c'era Vittorio.
Instancabile, coraggioso, forte. Raccoglieva i corpi rimasti a terra.
E non aveva paura. Poi tornava a casa, un goccio di rum di
contrabbando e di nuovo a scrivere. Non dormiva mai. A volte rimaneva
ostaggio dei suoi incubi, visite notturne di una realtà che viveva
quotidianamente, impastata di morte e di dolore. E soffriva per quel
popolo, che amava anche nelle sue contraddizioni più crudeli. Averlo
visto bendato e ferito, averlo pensato umiliato, impotente, muto, e poi
disteso su un materasso, senza vita, è stato qualcosa che ha
schiantato il petto. Alla sua morte non si può credere. Forse perché
gli eroi non muoiono. Ma se a Gaza oggi qualcuno può trattare un eroe
come carne da macello, a questo qualcuno, chiunque egli sia, non si può
più chiedere di restare umano. E forse, dopo la morte di Vik, neppure a
noi.
Luca Galassi
http://it.peacereporter.net/articolo/27989/Vittorio%2C+l%27eroe+buono
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